Almeno Uno che non mi lascerà mai

Almeno uno che non mi lascerà mai

“Nel caso della fine di una relazione amorosa – come nella fine di ogni legame significativo – è sempre un diritto dell’Altro quello di poter porre termine al legame. Allora, in queste circostanze, il grido che accompagna sin dall’origine la nostra vita torna inevitabilmente a farsi sentire. Per questo, probabilmente, gli uomini hanno da sempre pregato. La tradizione biblica lo pone in grande evidenza: la preghiera fa esistere almeno Uno nell’universo (Dio) che non può perdermi, che ama incondizionatamente la mia vita, che rende la mia vita degna di essere amata, assolutamente e immensamente insacrificabile. Almeno Uno che non mi lascerà mai.

(Massimo Recalcati, La luce delle stelle morte pag. 34)

Tu che sei diverso

Sai, la gente è strana
Prima si odia e poi si ama
Cambia idea improvvisamente
Prima la verità, poi mentirà lui
Senza serietà, come fosse niente

Sai, la gente è matta
Forse è troppo insoddisfatta
Lei segue il mondo ciecamente
E quando la moda cambia
Lei pure cambia
Continuamente, scioccamente

Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Un punto sei, che non ruota mai intorno a me
Un sole che splende per me soltanto
Come un diamante in mezzo al cuore

Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Non cambierai
Dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero
Di più, di più, di più

Sai, la gente è sola
E come può lei si consola
Ma non far sì che la mia mente
Si perda in congetture, in paure
Inutilmente e poi per niente

Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Un punto sei, che non ruota mai intorno a me
Un sole che splende per me soltanto
Come un diamante in mezzo al cuore

Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Non cambierai
Dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero
Di più, di più, di più

Non cambierai
Dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero
E davvero di più
E… di più
Di più

Mia Martini, canta Tu che sei diverso.

https://www.youtube.com/watch?v=z5fBjbMnl8s

Commento

Cosa hanno in comune due testi apparentemente così diversi, nella forma, nello stile, nel contenuto, una pagina psicoterapeutica l’uno, una canzone di musica leggera l’altro? Il grido, l’urlo.

Il grido della separazione, del bambino appena nato, l’urlo disperato, implorante di chi è stato abbandonato, di chi è stato separato da un legame vitale, di chi si trova solo nel vivere la vita. Grido che è anche implorazione di non essere lasciato solo, di chi si vede a rischio di sopravvivenza senza una relazione su cui appoggiarsi. Grido, quando si arriva al punto in cui non c’è piú l’attesa dell’altro, attesa che segno dell’amore.

E’ presente in noi il bisogno di essere con un Altro fin dalla nascita, che per i credenti è solo Dio, che non abbandona, Almeno Uno che non mi lascerà mai. Allora la preghiera di aiuto che non abbandona chi si affida a Dio. Ma chi è senza Dio può solo sperare, desiderare, implorare un “Tu, che sei diverso/Almeno tu nell’universo/Un punto sei, che non ruota mai intorno a me/Un sole che splende per me soltanto”.