Amore e attaccamento

Amore e attaccamento

A me pare che il discorso sull’amore, sul suo significato, sulla sua nascita e sulla sua morte, non possa prescindere dalla teoria dell’attaccamento. L’attaccamento è un comportamento innato che accomuna gli uomini e gli animali. E’ quel comportamento che spinge gli animali alla nascita ad attaccarsi alla figura della madre, il bisogno primitivo di sentirsi protetto, difeso, rassicurato dalla minaccia del pericolo del mondo esterno. Celebri sono gli esperimenti di Konrad Lorenz, padre della etologia, con gli anatroccoli che alla schiusura delle uova istintivamente seguono in fila indiana la madre. E talmente innato questo comportamento di cercare la “base sicura”, che Lorenz fece l’esperimento su se stesso. Al momento della schiusura delle uova lui stesso fece il sostituto materno, si fece trovare inginocchiato facendo i versi dell’anatra. Il risultato fu che gli anatroccoli lo seguirono come fosse la madre.

È evidente che la formazione di una relazione stretta tra madre e figlio è da un punto di vista evoluzionistico nell’interesse biologico sia dell’una che dell’altro. Non a caso le paure sono appannaggio di tutti gli individui che appartengono a specie sociali e portano a comportamenti di accostamento o di mantenimento del contatto con la figura allevante. È nelle specie sociali, infatti, che la protezione dai pericoli garantisce la sopravvivenza più del soddisfacimento del bisogno di cibo. Ed è per questo che gli etologi considerano il bisogno di contatto con la propria madre, che caratterizza i mammiferi, un bisogno primario, il bisogno di sentirsi attaccato ad una figura protettiva che risponde a questo bisogno, bisogno di calore affettivo, di sensibilità da parte della madre. Bisogno con cui nasciamo e che ci portiamo per tutta la vita. Bowlby, padre della teoria dell’attaccamento, diceva che “l’attaccamento ci accompagna dalla culla alla tomba”.

La relazione di attaccamento è un sistema motivazionale che interagisce con altri sistemi motivazionali innati, quale quello sessuale. Per questo nasce la relazione d’amore di coppia, , che a differenza dell’attaccamento infantile che è unidirezionale, il figlio si attacca, la madre accudisce, negli adulti è reciproco: come io proteggo te , tu proteggi me. E’ il sentimento di vicinanza dell’altro che mi sta vicino, che si prende cura di me, che ha gli occhi puntati su di me, che non mi trascura, che allora mi rassicura che io posso contare su di lui.

Sentimento che è reciproco e deve essere reciproco, perché anche l’altro sente quello che io sento per lui, perché in qualche modo ci vediamo come se le nostre menti fossero degli specchi che riflettono le nostre immagini relazionali: Io vedo chi sei, e vedo come tu mi vedi. Allora si attiva la costruzione dell’empatia di un dirsi e farsi reciproco che gradualmente si compone in una scrittura di una storia relazionale di coppia scritta a due mani. Storia di coppia che cambia anche le storie individuali per cui possiamo riconoscere che non siamo quelli di prima e non possiamo non esserlo, che impariamo a sintonizzarci sulla mente dell’altro, sui suoi bisogni, e sulle sue e nostre aspettative.

Inizia così la storia di un viaggio non più in solitudine, ma con più sicurezza, sentendoci accompagnati dall’altro con cui sfidiamo l’amore, anche se gli imprevisti, gli intoppi, gli inciampi, l’ignoto sono sempre in agguato.