Jean d’Ormesson
LA VERTIGINE DEL MONDO
La scienza non può dirmi – come potrebbe? – se Dio esiste o no. Ma la necessità e il caso mi stupiscono più che mai.
Ciò che mi sorprende nel caso è la sua accumulazione. Ho gli occhi – e vedono. Sclera, coroide, retina, cornea, iride, pupilla, umore acqueo e vitreo, cristallino. Cosa c’è di più semplice? (e di più complicato?). Ho le orecchie per sentire. Timpano, martelletto, incudine, staffa, conoide. Quasi inverosimile. E allora? Ci sono le stelle nel cielo. Non cadono le une sulle altre, non fuggono chissà dove, seguono un cammino che si lascia scoprire e un destino che si può calcolare. Soprattutto nelle notti d’estate è un bello spettacolo, ma ci siamo abituati e pochissimi ci si soffermano. Il sole ci illumina, ci riscalda e ci permette di vivere. Tutto è regolato nell’ universo con una precisione sconvolgente. Che non ci rompano le scatole con dei dettagli inutili. Il tempo scorre e dura, passa e non passa. E non sappiamo niente di lui. È così. Non ne parliamo più.
Un caso, niente di più semplice. Due casi, perché no? Tre casi, va ancora bene. È la folla dei casi, che vanno tutti nella stessa direzione, nella direzione della materia che si costruisce, nella direzione della vita che nasce, nella direzione della storia che va avanti, che comincia a farmi girare la testa.
L’universo nella sua interezza, le sue regole immutabili, la sua coerenza, la sua armonia, il sole, le stelle, la luce, i fiori nei campi e tutto il resto che vi risparmio, ah! e anche il tempo, e io, per rincarare la dose, a sognare tutte queste cose, e anche questa è una cosa enorme. Ho la vertigine del mondo.
E tutto quello che mi raccontano per mettermi buono e convincermi della capacità del tutto di produrre se stesso mi sembra inverosimile. Compresa quella vecchia Luna già un po’ sfiorita, quell’amuleto da stregone caduto dal cielo senza chiedere aiuto: la congiunzione quasi magica del caso e della necessità che basterebbe a spiegare il sorgere dell’universo. Per contentarsi ci vorrebbe una enorme dose di credulità. A vedere succedersi e scomparire una dopo l’altra tante teorie diverse e spesso opposte, ci sono momenti in cui si finisce per chiedersi se, ancora e sempre, ciò che invecchierà meno non sarà proprio il Vecchio.
SE DIO NON ESISTE.
Dio esiste? Dio solo lo sa.
A lungo, gli uomini hanno fatto come se Dio esistesse.
Non era famoso. Guerre, sfruttamento, violenza, crimini di ogni sorta, menzogne. Ma restava la speranza.
Da un secolo o due, un po’ di più, un po’ di meno, molti fanno come se non esistesse. Il progresso è ambiguo. Il mondo è disincantato. Guerre, sfruttamento, violenza, crimini di ogni sorta, menzogne. E molto poca speranza.
L’ambizione di questo libro è di invertire il movimento e dare le sue possibilità a un Dio del quale è altrettanto impossibile provare l’esistenza che la non-esistenza.
Dare le sue possibilità a Dio è, allo stesso tempo, dare le sue possibilità all’uomo. Se Dio non esiste, che abbia pietà di noi!
L’ESSERE È, ED È ABBASTANZA
Perché c’è qualcosa invece di niente?
Perché c’è un essere per avere la meglio sul niente.
L’essere è. È abbastanza.
E la scelta delle parole è libera: possiamo chiamarlo Dio.
Credo che la risposta a tutte queste domande- legittime e sensate- stia nella fede che ci fa credere che Dio è amore, Dio ci ha creato per amore, e l’amore è forte come la morte.
Non ci è dato sapere i piani misteriosi di Dio su di noi, sul mondo e sulla storia, ma ci è dato capire che se non crediamo, saremo abbandonati a questo mistero che è caos è assurdo.
La fede è grazia ricevuta di un cuore aperto al Mistero di Dio che è amore, la fede è un salto della ragione, che abbandona le sue sicurezze del calcolo e della previsione che Dio effimere, la fede è altresì tormento e dubbio, ma è anche l’esperienza concreta di un abbandono fiducioso nella vita che sa offrirci inaspettatamente i riflessi di un Amore più grande di noi.
A Oberdan direi che Dio non sta dalla parte dei vincitori, Dio si è fatto uomo ed ha accettato il più grande fallimento: quello della croce. Ma questo fallimento è stato fatto- ci racconta la fede- per Amore.
La fede racconta ad un cuore bambino, noi uomini, con tutto il nostro scibile, siamo bambini di fronte al mondo, di fronte alla storia.
La fede ci insegna a riconoscere questo stato infantile del nostro essere e ci aiuta a vivere la vita di conseguenza.
Non dico che sia facile con la nostra pretesa di sapere, ma è l’unico modo per dare un senso ultimo alle cose, al nostro essere.
Grazie! Rimane il mistero del silenzio di Dio di frone al dolore e alle sciagure umane., Dio è la speranza del mistero della vita e del mondo!