Che cosa strana è il mondo 26 – – La morte: un inizio?

MORIREMO TUTTI

Il sistema del tempo chiude il nostro presente, dove possiamo fare, se non tutto, almeno molto, soltanto tra due ambiti che sfuggono al nostro potere: il passato, pieno di ombre e di misteri, e il futuro, sconosciuto.

Non sappiamo niente del futuro. Salvo una cosa: moriremo tutti. I numeri, la matematica, la scienza sono irrefutabili. Anche la nostra morte. È una delle rare certezze di cui possiamo vantarci. Dall’ Ecclesiaste e da Pirrone, il maestro dello scetticismo, fino a Montaigne, a Cartesio e al disperato che si butterà dalla finestra perché non crede più a niente, gli uomini possono mettere in dubbio tutto – salvo la loro morte ineluttabile. Anche i folli, anche i saggi, anche i potenti, anche i re, anche il Figlio di Dio poiché si è fatto uomo, sanno che un giorno moriranno. Tutti lo sanno con una durezza pari a quella del ferro, ma, per continuare a vivere, fanno finta di dimenticarlo. Gli uomini hanno paura della morte e seppelliscono il suo pensiero come seppelliscono i loro simili. «Nei funerali – scrive Bossuet con particolare impeto – si sentono solo parole di stupore sul fatto che un mortale sia morto».

UN ALTRO MURO, UN ALTRO STUPORE

Di questa morte noi, i vivi, non sappiamo niente. Non abbiamo mai saputo niente. Non sapremo mai niente. Sembra che un altro muro di Planck, più invalicabile ancora del primo, e più paradossale, ci sia proibito, e non nell’ accesso, ma nella conoscenza. La morte non si lascia pensare. La condizione umana si riassume forse in questa constatazione: della nostra sola certezza non possiamo dire niente.

Jean d’Ormesson – Che cosa strana è il mondo