Che cosa strana è il mondo. . . Che luce sia! 8

IL FILO DEL LABIRINTO

Ciò che suscita prima di tutto lo stupore delle grandi menti del mondo greco di questo tempo, dei primi geometri, dei primi filosofi, è lo spettacolo del cambiamento. Tutto cambia sempre sotto il sole, tutto passa, tutto non smette di crollare. L’Iliade e l’ Odissea avevano dipinto con genio la precarietà della condizione umana: i re perdono il loro trono sotto i colpi dei nemici, le regine e le principesse sono ridotte in schiavitù, tutti gli uomini finiscono per morire.

Nell’ultimo secolo prima di Gesù Cristo, riprendendo gli stessi temi, Lucrezio scriverà nel suo De rerum natura: «Non vedi che perfino le pietre subiscono il trionfo del tempo? Le alte torri sprofondano, le rocce volano in polvere; i templi, le statue degli dei si accasciano al suolo, tradite dal tempo; si degradano senza che la divinità possa far indietreggiare l’istante fatale della distruzione né ostacolare le leggi della natura».

La vita di ogni giorno offre degli esempi infiniti di questi stravolgimenti e di questa instabilità universale. Il latte va a male, la frutta marcisce, l’acqua si ghiaccia, il ghiaccio si scioglie, passiamo il nostro tempo a invecchiare. Una quercia cresce nella foresta, la tagliamo, la facciamo a pezzi con l’ascia, diamo fuoco ai ceppi, si alzano le fiamme, vacillano, spariscono: la quercia si è trasformata in cenere. Un colpo di vento disperde la cenere. La quercia, i ceppi, il fuoco stesso, la cenere, tutto scompare. E anche noi.

Trascinati in questa disfatta, abbiamo comunque la sensazione che ci sia qualcosa che dura dietro le cose che cambiano. Nel cuore dell’effimero universale un nocciolo oscuro sembra persistere. La questione posta in Ionia dai filosofi del VI secolo prima della nostra era è questa: «Cosa persiste attraverso il cambiamento? Qual è la sostanza  che serve da fondamento a tutti questi fenomeni che si succedono senza tregua?». Alcuni, come Talete, rispondevano:  «È l’acqua». Altri sostenevano: «È l’aria». O:  «È il fuoco». O: «È l’infinito».

Le risposte non avevano molta importanza. Ciò che sarebbe contato nella storia degli uomini e nella loro sete di sapere, era la domanda: «Cosa c’è dietro ciò che accade?».

Due grandi filosofi si impossesseranno di questa domanda.

Uno, nato a Efeso, appartiene ancora alla gloriosa  scuola ionica: è Eraclito. L’altro, originario di Elea, una città della Magna Grecia, cioè dell’Italia del sud, è il nome più illustre della scuola eleatica: è Parmenide.

Il SOGNO DEL VECCHIO

Eppure non è complicato: il tempo passa e io rimango, la storia si svolge e l’essere è. Dietro le tribolazioni del mondo, c’è qualcosa che gli permette di cambiare continuamenre e di rimanere lo stesso attraverso i cambiamenti: sono io. L’erba cresce, i bambini muoiono. Dietro il mondo che si fa e si distrugge, che si fa soltanto per distruggersi, che si distrugge e si rifà, c’è questo essere immobile, eterno, infinito, fuori dallo spazio e dal tempo, che ossessiona la mente degli uomini sprofondati nello spazio e nel tempo e scrutati da una morte di cui è loro proibito, a loro che capiscono tutto, che cambiano tutto, che si credono la fine di tutto, di sapere mai niente.