Il soggetto può sempre scegliere di riscrivere quello che si è già scritto[1] Massimo Recalcati

Il soggetto può sempre scegliere di riscrivere quello che si è già scritto[1]

Massimo Recalcati

“È proprio perché nessun essere umano è proprietario della sua origine che i bambini amano cimentarsi a fantasticare sulla loro provenienza, a costruire dei veri e propri romanzi familiari sulle loro origini. Con queste costruzioni fantasmatiche il bambino mette in atto un primo movimento di riappropriazione della sua provenienza: inventarsi di essere figlio di grandi scienziati, di reali, di personaggi famosi… Il problema è che nessun figlio può costruirsi una ‘propria’ genealogia perché la sua esistenza è etero-determinata dalla catena generazionale che la precede. È l’antecedenza storica che istituisce la prima forma dell’eredità. Si tratta, come ci ha ricordato Freud, dell’eredità arcaica delle nostre tracce. Ma il movimento della filiazione non si esaurisce nell’assorbimento passivo di questa antecedenza e del suo potere di determinazione. Le tracce del nostro passato non sono mai sentenze perché la plasticità stessa dell’apparato psichico metabolizza quelle tracce trascrivendole in modo nuovo. È il carattere anti-deterministico della soggettività letta dal punto di vista della psicoanalisi; il soggetto può sempre scegliere di riscrivere quello che si è già scritto. È una tesi sostenuta recentemente anche da Ansermet e Magistretti nel loro complesso dialogo con le neuroscienze: ‘Un soggetto – scrivono – è biologicamente determinato per non essere totalmente determinato. È determinato per non esserlo’ “

Massimo Recalcati, da “Eredità e soggettivazione: alcune note sul complesso di Telemaco” in Le nuove melanconie, Milano, Cortina, 2019, p.133.”

[1] Titolo mio

***   ***   ***

Commento

Chi siamo veramente? Abbiamo una storia? E conosciamo questa nostra storia? Tutte domande che ognuno di noi si è posto nella sua vita, prima o poi. Siamo come un libro, scritto in parte da altri e in parte da noi. Di quello che abbiamo scritto noi, forse la parte più ponderosa, ne siamo consapevoli, ma di quello che gli altri, i familiari, hanno scritto, non lo sappiamo, non ne siamo consapevoli, giace quasi sepolto in noi, anche se ne vediamo qualche traccia, qualche ricordo. Le antiche tracce lasciate latenti su di noi ci richiamano ad un passato da rivedere e ricostruire quando siamo chiamati a fare i conti su problemi in cui ci imbattiamo, specialmente esistenziali e relazionali.

La domanda naturale allora è chiederci quanto peso hanno quelle latenti reminiscenze in quello che malamente viviamo ora. Se è vero che l’infanzia che abbiamo avuto ha un forte peso nella costruzione futura della nostra identità, nei nostri modi di vedere il mondo, di relazionarci con gli altri, allora la domanda: C’è la possibilità, se non di cancellare, di scrivere e rivivere un’altra storia più autentica, più funzionale ai nostri bisogni vitali?

È quello che si cerca di fare con la psicoterapia, a cominciare con Freud con la sua scoperta dell’inconscio, e con la nascita della psicoterapia familiare. Così scopriamo che non abbiamo una sola storia, ma altre ce ne sono, altre che si possono costruire cambiando i punti di vista, le nostre percezioni infantili e quanto si è solidificato nel nostro tempo interiore e quanto è stato scritto.

Possiamo allora cambiare il vecchio copione con un nuovo copione che ci faccia vivere meglio? È possibile cambiare le tracce del nostro passato? Le tracce del nostro passato non sono mai sentenze definitive, risponde Recalcati, rimane sempre la possibilità di cambiare, di poter fare scelte diverse da quelle che si sono fatte da sempre, smontando così la giustificazione che il carattere non si cambia.

Certo è anche che non è facile cambiare i nostri schemi mentali costruiti nell’infanzia su chi sono io per gli altri e chi sono gli altri per me. Schemi mentali che nel tempo si sono sempre più consolidati fino diventare pre-giudizi e pre-concetti, diventati mappe di navigazione sicura nel mare della conoscenza e della vita.

Per cui l’affermazione che il soggetto può sempre scegliere di riscrivere quello che si è già scritto, non è così ovvia e scontata. Perché comunque bisogna fare i conti con gli altri, i nostri genitori, prima di tutto, che hanno cominciato a scrivere sul nostro libro, e con le loro storie. Perché non tutto quello che appare è semplice casualità, specialmente quando trattiamo storie familiari. Ogni generazione lascia tracce nella generazione successiva e per questa ragione in terapia familiare la presenza, quando è possibile, della seconda generazione, quella dei genitori, è altamente significativa per poter attivare un processo di pacificazione, se non per pareggiare i conti, almeno per riconoscere i debiti e i crediti che ogni generazione ha verso l’altra.

Infine questa possibilità di riscrivere quanto già scritto in noi ci viene confermata dalle ultime scoperte delle neuroscienze, specialmente quella della plasticità della rete neuronale. Paradossalmente ognuno di noi non usa sempre lo stesso cervello, e che le tracce lasciate nella memoria non sono statiche, solidificate, ma possono modificarsi in presenza di nuove esperienze fisiche e psicologiche. Ma queste nuove esperienze modificano anche il nostro sistema cerebrale.

Ed è probabilmente quello che succede in psicoterapia

3 Risposte a “Il soggetto può sempre scegliere di riscrivere quello che si è già scritto[1] Massimo Recalcati”

  1. Eulalia Cilento
    Giuseppe Basile grazie…assolutamente d’ accordo sulla necessità del confronto per rispecchiarsi e provare a crescere, confronto che inizialmente ho imparato a conoscere nella relazione terapeutica e che oggi sempre più tendo a cercare e ad instaurare nelle relazioni in generale, quelle della mia vita quotidiana e quella con la famiglia d’ origine che è per me il campo di prova più difficile in assoluto in quanto in esso quella tendenza umana a ripetere di cui dicevo trova terreno fertile, fondamentale però come misura del mio livello di evoluzione. Ed ancora: ” come non essere d’ accordo sul bisogno di superare i pregiudizi se davvero l’ intento è quello di crescere aprendo a sé stessi, all’ altro e ad una visione del mondo rispettosa della sua complessità e dunque aperta” ?
    Grazie ancora del fruttuoso riscontro…

  2. Giuseppe Basile
    Vero, quello che scrivi, Eulalia Cilento. Vale la massima : facile a dirsi ma difficile a farsi. E difficilissimo farlo da soli, ci manca lo specchio dell’altro che ci riflette la nostra immagine e che non corrisponde a quella che noi abbiamo di noi stessi. Per questo faccio riferimento ai pre-giudizi e ai pre-concetti, cioè schemi mentali a cui siamom attaccati e che difficilmente cambiamo. Da tenere conto che anche gli psicoterapeuti hanno i loro pregiudizi sul lavoro terapeutico. Quante volte diciamo o sentiamo dire che una data realtà è così perchè è così, cioè come io la vedo. Solo il confronto ci dà la possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista. E quante volte nei nostri rapporti familiari vediamo la realtà secondo lo schema di causa-effetto e non quello sistemico relazionale cicolare, in cui non c’è di per sè un punto fisso da cui cominciare a interpretare la sequenza dei comportamentì. Facciamo di tutto per far valere il nostro punto di vista: è colpa tua se io sono così.

  3. Eulalia Cilento
    È possibile riscriversi, ma come viene evidenziato, è molto difficile soprattutto quando l’ impronta familiare è profondamente impressa. Credo nella possibilità di creare nuovi canali neuronali attraverso esperienze diverse da sovrascrivere a quelle memorizzate, ma la tendenza umana a ripetere è sempre molto forte anche se si acquisisce consapevolezza di certe dinamiche disfunzionali. Certamente ogni caso è a sé, ma generalmente credo che quello che riusciamo a permetterci sono i piccoli passi. A volte forse la fiducia nella possibilità del cambiamento finisce con il creare delle illusioni che non mancano poi, al cospetto con la realtà, di trasformarsi in delusioni…., ma poi, se la fiducia permane ci si rialza e si continua a provare….
    È solo la mia esperienza personale…

I commenti sono chiusi.