Incontro con una potenziale paziente Giuseppe Basile

Nel maggio del 2019 tramite messenger trovo questo messaggio:

04/02/2019

Caro dottor Basile, ho ritrovato il suo contatto!

Volevo ringraziarla ancora per la sua gentilezza.

Un giorno di Ottobre del 2017 mi aveva accolto con mia madre nel suo studio… Io vivo a S., non so se si ricorda… Mi piacerebbe scriverle di come è avanzato il mio percorso. Accetterebbe una lettera? La ringrazio e la saluto calorosamente, augurandole un felice anno 2019.

Emanuela.

Bottega dello Psicoterapeuta Dott.  Giuseppe Basile

Purtroppo non ricordo questo incontro. Ho cercato sulla mia agenda e alla data 30 ottobre 2017 trovo Clementi Emanuela. E’ lei? Se le fa piacere si faccia viva e forse con più informazioni potrei ricordare meglio.

Scavando nella memoria, ho un vago ricordo di una studentessa Erasmus stabilitasi in Europa per lavoro e che avrebbe voluto fare una psicoterapia familiare. E’ lei?

Grazie comunque del suo pensiero.

Giuseppe Basile

05/02/2019 11:52

Buongiorno dottore,

si, sono io. Clementi Emanuela. Avrei voluto cominciare una psicoterapia familiare, ma per il fatto di vivere all’estero la logistica si complicava. Qui a S. ho cominciato (e interrotto) una terapia psicoanalitica lacaniana, ed ora sto cercando un altro terapeuta. 🙂

Ho preso infine una decisione molto importante:

riconoscere l’influenza estremamente negativa di mia madre nella mia vita e nella vita della mia famiglia (lei é responsabile di una comunicazione paradossale patologica, e sospetto che sia anche perversa narcisista). Ho chiuso definitivamente il rapporto con lei.

Decisione estremamente necessaria!

Infine posso concedere alla mia bambina interiore lo spazio e l’energia che merita per svilupparsi in tutti i suoi colori! E posso anche permettermi di sentirmi adulta, matura, capace.  Forse, in un futuro,  anche pronta per creare la mia propria famiglia… ma ci vuole tempo per guarire da queste ferite inflitte, profondissime.

Grazie per le sue parole, é stato molto paziente e non ci aveva neanche fatto pagare!

Quando eravamo venute da lei, mi sono permessa di registrare l’audio di tutta la seduta con il mio telefono, ne avevo bisogno per poter avere delle prove. Se vuole le posso mandare la registrazione per mail, può sempre utilizzarla come un “caso scientifico”.

Grazie dottore per la sua comprensione

Emanuela

15 juil 2022 à 16:39

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Caro dottor  Basile, grazie per il suo messaggio

Sto riallacciando I rapporti con mia sorella e padre, ma con mia madre poco o nulla.

E sto bene così

15 juil 2022

Bottega dello Psicoterapeuta Dott. Giuseppe Basile

Rileggo ora quanto mi hai scritto nel maggio 2019.

Vorrei fare un articolo da pubblicare nel mio gruppo su quanto mi hai scritto. Lo vorrei fare se mi dai l’autorizzazione, previa lettura in anteprima. Cosa mi dici?

15 juil 2022 à 16:39

Vous avez envoyé

Caro dottor Basile, grazie per il suo messaggio.

Certo, le do il permesso

***   ***   ***

Cosa avrei fatto e detto se si fosse iniziato un percorso terapeutico?

Intano sottolineare la positività della presenza di madre e figlia adulta, perchè significa che entrambe volontariamente condividono un bisogno di aiuto, riconoscendo un malessere comune, antico. Ricordo la conflittualità molto accesa in Emanuela che si scaglia duramente contro la madre accusandola di essere la causa della sua rovina.

Il primo problema che mi sarei posto, e che probabilmente ho esplicitato, secondo l’ottica della terapia familiare: E’ un problema relazionale conflittuale che riguarda solo madre e figlia o è un problema che investe anche il padre e la sorella, quindi la famiglia come sistema di relazioni organizzate? Appunto perché la famiglia non è la semplice somma di quattro unità, ma un sistema unitario in cui uno influenza l’altro con un sistema di comunicazione relazionale con regole esplicite ed implicite. Quindi anche la necessità di una presenza del padre e dell’altra figlia per acquisire il loro punto di vista di come si vive in famiglia.

Avrei sottolineato ancora che la famiglia nucleare è una storia comune, intreccio di tante storie individuali, storie in parte sconosciute su come ognuno vive e ha vissuto l’essere in famiglia.

Perciò prima di rompere la relazione ed il contatto con la madre avrei esplorato quali possibilità e risorse, comunicative e relazionali, ci fossero in famiglia per ripristinare un equilibrio e un benessere di vita familiare. Le rotture familiari sono comunque lacerazioni e ferite dolorose, anche se apparentemente possono sembrare liberazioni e nuova vita per la bambina interiore di Emanuela.

Infine una raccomandazione. Mai usare etichette psicopatologiche sintomatiche perché significa circoscrivere la persona, racchiuderla entro definizioni generalizzate, descrittive, manualistiche, perché ognuno di noi in quanto persona con storia è sempre più di una etichetta, sfugge ad una rigida classificazione manualistica.

Il sintomo non è solo patologia da estirpare ad ogni costo. Il sintomo è parola e comportamento che significa qualcosa, è dotato di senso, è messaggio, è comunicazione, anche se comunicazione metaforica, e non è solo patologia classificata, etichettata in un manuale psicodiagnostico, a cui si possa attingere per avere ragguagli e certezza su come possa essere curato ed eliminato.

Il sintomo è qualcosa di cui si parla e su cui si lavora, ma non si sa con certezza cosa sia, perché il sintomo ha una natura metaforica, comunica qualcosa che sta al posto di qualcos’altro, qualcosa che va ricercato con pazienza, passione e desiderio di conoscere per aiutare. Non sempre la ricerca e la interpretazione del sintomo è facile e non sempre la si trova. Il terapeuta non è onnipotente e infallibile!

A volte io confesso umilmente che mi trovo con le mani vuote, anche dopo molta fatica e molte energie spese nella ricerca, e lo comunico al paziente, anche se può sembrare controproducente offrire all’altro l’immagine di un terapeuta senza potere, piuttosto che ammantarmi di un finto potere.

Ma nello stesso tempo comunico che non abbandono la persona e la ricerca del senso del suo star male, se c’è ancora fiducia nella relazione terapeutica.