La casa è custode delle persone che la abitano Enrico Toso

“La casa è custode delle persone che la abitano, le tiene al riparo dietro le sue pareti, le sue porte, le sue finestre; ognuna con la sua storia. Ma quando le porte si aprono e le finestre si spalancano la storia di ognuno incontra quella dell’altro e le singole storie si intrecciano tra loro così strettamente tanto da formare una trama sull’ordito del tempo.”

Enrico Toso – Unico   https://www.facebook.com/enrico.toso.3

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commento

 

 

 

 

Oggi purtroppo è raro abitare e vivere in una casa in cui hanno vissuto nel tempo più generazioni che hanno lasciato una traccia nella memoria familiare. Ogni nuova famiglia abita quasi sempre in una nuova casa. Anche volendo, non ci sarebbe più lo spazio e la tolleranza necessaria per la convivenza.

Così si perdono memorie di vita che accomunano, che legano, che intrecciano storie passate con quelle presenti. Non si vive più nello stesso posto dove si è nati. Rimane solo il ricordo, la nostalgia, forse il rimpianto.

Io ho avuto la fortuna di essere nato e vissuto in un paese e in una casa costruita da mio nonno, dove si sono succedute tre generazioni. Ho dovuto allontanarmi per lavoro, ma mi è rimasto l’attaccamento al luogo, dove ho fatto sempre ritorno ogni anno per lunghi periodi. E agli amici che mi chiedevano: “dove vai? rispondevo, meravigliandoli,: “Torno a casa”. E torno a casa e riaprendo porte e finestre e rivedendo antichi mobili rivedo le presenze familiari succedutesi che la abitano ancora. Anche se non è più la stessa casa, perché su quella di prima sono state costruite altre case familiari, quelle dei figli, tutte ancora contrassegnate dal vecchio numero 41 di via Studi.

E dove, dei figli, sono rimasto solo io. E quando ritorno rivedo e mi rivedo come eravamo. Là sono le mie radici, là c’è la mia storia che “incontra quella dell’altro e le singole storie si intrecciano tra loro così strettamente tanto da formare una trama sull’ordito del tempo”.

Sapere che la storia di ognuno di noi fa parte di un intreccio familiare è per me la bussola terapeutica nel mio lavoro psicoterapeutico per capire che anche il dolore patologico spesso fa parte di una storia familiare. E sono là che bisogna trovare i segni sconosciuti di un malessere familiare, là sono le radici della storia.

E lo sapeva Cesare Pavese:

Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più di un comune giro di stagione.

Che un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.   Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.

Cesare Pavese La luna e i falò

https://www.giuseppebasilepsicoterapeuta.it/wp-admin/post.php?post=1260&action=edit

E lo sapeva anche Franceso Guccini

“La casa sul confine della sera

oscura e silenziosa se ne sta,

respiri un’aria limpida e leggera

e senti voci forse di altra età,

e senti voci forse di altra età…

La casa sul confine dei ricordi,

la stessa sempre, come tu la sai

e tu ricerchi là le tue radici

se vuoi capire l’anima che hai,

se vuoi capire l’anima che hai…

Quanti tempi e quante vite sono scivolate via da te,

come il fiume che ti passa attorno,

tu che hai visto nascere e morire gli antenati miei,

lentamente, giorno dopo giorno

ed io, l’ultimo, ti chiedo se conosci in me

qualche segno, qualche traccia di ogni vita

o se solamente io ricerco in te

risposta ad ogni cosa non capita,

risposta ad ogni cosa non capita…

Ma è inutile cercare le parole,

la pietra antica non emette suono

o parla come il mondo e come il sole,

parole troppo grandi per un uomo,

parole troppo grandi per un uomo…

E te li senti dentro quei legami,

i riti antichi e i miti del passato

e te li senti dentro come mani,

ma non comprendi più il significato,

ma non comprendi più il significato…

Ma che senso esiste in ciò che è nato dentro ai muri tuoi,

tutto è morto e nessuno ha mai saputo

o solamente non ha senso chiedersi,

io più mi chiedo e meno ho conosciuto.

Ed io, l’ultimo, ti chiedo se così sarà

per un altro dopo che vorrà capire

e se l’altro dopo qui troverà

il solito silenzio senza fine,

il solito silenzio senza fine…

La casa è come un punto di memoria,

le tue radici danno la saggezza

e proprio questa è forse la risposta

e provi un grande senso di dolcezza,

e provi un grande senso di dolcezza…

Francesco Guccini – Radici

https://www.youtube.com/watch?v=TFCpY8UPotQ

E infine rendo omaggio ad un mio ex studente, Antonio Frizzera, appassionato scrittore di storie, che sullo stesso tema ha scritto un mirabile racconto Le stanze.

https://www.giuseppebasilepsicoterapeuta.it/le-stanze-di-antonio-frizzera/