La conferma della bontà della psicoterapia familiare Giuseppe Basile

La conferma della bontà della psicoterapia familiare

Giuseppe Basile

 Psicoterapia in corso di Lucia e la sua famiglia Giovannini –https://www.giuseppebasilepsicoterapeuta.it/2353-2/

Telefona Lucia richiedendo d’urgenza una seduta straordinaria prima della mia partenza delle vacanze estive. Meraviglia, stupore e curiosità sono i sentimenti di noi terapeuti.

In seduta al solito arriva prima il padre Carlo visibilmente sorridente e brevemente ci annuncia di un fatto significativo successo in famiglia alcuni giorni prima per cui ci dice:” Ho capito che devo cambiare”. La madre Silvia è assente per impegni di lavoro.

Arriva dopo pochi minuti Lucia anche lei serena in viso.

Il fatto

Casualmente una mattina Lucia ascolta una discussione accesa fra il padre e la madre, parlano di lei, entra e partecipa alla discussione con uno stato di agitazione perchè si sente chiamata in causa, perché il padre diceva cose diverse da quello che invece aveva detto nell’ultima seduta. Se prima in seduta il padre era convinto che Sil avrebbe potuto cambiare rispettando i suoi tempi lenti, ora a distanza di pochi giorni dice il contrario di quanto detto in seduta, che cioè non aveva fiducia e speranza che Lucia sarebbe cambiata dopo tanti anni di immobilismo e di ritiro assoluto in se stessa.

Lucia:   “Sono rimasta delusa per il pensiero del papà che dopo le parole dette in seduta venerdì, oggi, domenica, ne dice un’altra. Io sento che qua si sbilancia, e poi a casa si rimangia la parola, prima dice che ha capito, che ho necessità di tempo per il cambiamento e poi non è più disposto a darmi tempo. Quali sono allora le parole vere? ”

Padre e figlia riprendono il discorso pacificamente il giorno dopo passeggiando tranquillamente per quasi quattro ore nel parco vicino a casa.

La conclusione

Carlo:  è vero che io qua dico qualcosa di nuovo e poi cambio e torno ad essere quello di prima, e non me lo so spiegare. Lucia mi ha spiegato che io mi porto dietro questa negatività dalla mia famiglia di origine nella nostra famiglia. L’essere negativo per me significa incapacità generalizzata su tutto e per sempre, quella di non essere all’altezza di …..

In quella lunga camminata di 4 ore, ci siamo spiegati e mi ha fatto capire che è vero, devo ammettere che il mio atteggiamento è negativo.   Magari dico una cosa che è positiva, ma dentro di me non è così.  È una cosa che probabilmente mi porto dalla famiglia.

Io da lunedì dopo la chiaccherata sto meglio psicologicamente”

Ma di fatto Carlo cosa si porta dalla sua famiglia di origine e che attiva nella nuova famiglia costituita? In cosa consiste questa sua negatività istintiva con cui giudica il comportamento degli altri, compresi quella della sua nuova famiglia. Per lui uno è negativo se non è capace di essere efficace ed efficiente in qualsiasi cosa, e perciò non vale e non ha potere. Il tutto ovviamente comunicato apertamente, ma con la comunicazione non verbale a definire la relazione tra padre e figlio con messaggi impliciti, cioè il : Chi sei tu per me e Chi sono io per te. Messaggio che trascritto verbalmente significa: “Tu Lucia sei una incapace vivendo per anni senza lavoro, senza relazioni sociali e vitali, quindi non vali, sei una nullità”.

Carlo rivela però una sua ambivalenza psicologica e relazionale risultato di una doppia identificazione con suo padre, che se da una parte l’ha odiato per la violenza fisica subita nell’infanzia, dall’altra lo ha imitato nel suo saper fare manuale. Di fatto Carlo ha introiettato interiormente una doppia immagine del padre, il padre violento e punitivo, perciò rifiutato, odiato, cancellato,  dall’altra il padre capace di saper fare in autonomia, l’uomo pratico, perciò apprezzato e imitato. Figure che di fatto convivono contraddittoriamente senza consapevolezza di Carlo : “E’ vero che io qua dico qualcosa di nuovo e poi cambio e torno ad essere quello di prima, e non me lo so spiegare, è vero, devo ammettere che il mio atteggiamento è negativo. Magari dico una cosa che è positiva, ma dentro di me non è così.  È una cosa che probabilmente mi porto dalla famiglia , cioè se uno non fa come dico io allora sei un asino, come diceva mio padre ”

Ed è vero che ognuno di noi è come un libro su cui le prime pagine sono state scritte da altri nell’infanzia senza saperlo e senza leggerle e saperle leggere, non tanto per correggerle, ma per conoscere almeno quella parte di storia vivente presente e sconosciuta.

Da qui quel:” Ho capito che devo cambiaredi Paolo all’inizio di seduta, più sappiamo di noi più è possibile un cambiamento individuale e relazionale.

Ma anche la speranza, arrivato a comprendere il valore terapeutico della relazione,  che lo porta a dichiarare: ” Come ha fatto mia figlia ad essere così ed essere ancora viva?.

Se io cambio, mia figlia cambierà più in fretta”