“Il disagio che siamo chiamati ad affrontare nel nostro lavoro di psicoterapeuti riguarda sia la vita di quartiere che la scuola e le relazioni famigliari. In tutti questi casi siamo testimoni di una sofferenza legata, diremmo, a un’eclissi – o forse a un tracollo – del principio di autorità.
A scuola, alle medie come alle superiori, il professore o l’educatore non sembrano più rappresentare un simbolo sufficientemente forte per i giovani:
la relazione con l’adulto infatti percepita ormai come simmetrica. Nel senso che non esistono più una differenza, un’asimmetria, in grado instaurare automaticamente un’autorità e di costituire al tempo stesso un senso e un contesto propizi alla relazione.
In una relazione simmetrica, due esseri umani stabiliscono tra loro un rapporto di tipo contrattuale, nulla predefinisce la relazione al di fuori della relazione stessa. In un simile contesto é difficile per i genitori e per gli insegnanti tener fede al proprio ruolo perché, in nome del rispetto della libertà individuale, si sentono continuamente tenuti a giustificare le loro scelte nei confronti del giovane, che accetta o meno ciò che gli viene proposto in un rapporto paritario.“
In una relazione le persone definiscono se stessi e gli altri:
Chi sono io, chi sei tu.
Due sono i modi di essere in relazione:
- Simmetrica
- Complementare
Questa simmetria genitore figlio finisce a volte per cancellare la percezione dei bisogni del figlio in funzione della sua età, ovvero, in altri termini, della sua realtà effettiva. Sempre più spesso, infatti, vediamo genitori che chiedono un consulto per bambini anche molto piccoli, fra i due e i quattro anni, che vengono descritti come tirannici, violenti e indomabili. Questi genitori si stupiscono di non riuscire a convincere razionalmente i propri figli ad accettare, quasi per contratto, i limiti che cercano di imporre loro. Trattano il bambino come un loro pari, un altro simmetrico che occorre persuadere e con il quale bisogna evitare a ogni costo di entrare in confitto. Questa difficoltà dei genitori ad assumere una posizione di autorità rassicurante e “contenitiva” lascia il bambino solo di fronte alle proprie pulsioni e all’ansia che ne deriva. Il rapporto tra genitori e figlio diventa teso, ansioso, e la vita famigliare si trasforma in uno psicodramma permanente… Tanto più se all’ansia del presente si aggiunge l’inquietudine per l’avvenire: cosa accadrà quando diventerà adolescente?”
- Benasayang – G. Schmit L’epoca delle passioni tristi