Può trattarsi di un colpo di fulmine, di amore a prima vista; ma deve trascorrere del tempo, molto o poco che sia, tra la domanda e la risposta, la proposta e la sua accettazione di Zygmunt Bauman

 

Può trattarsi di un colpo di fulmine, di amore a prima vista; ma deve trascorrere del tempo, molto o poco che sia, tra la domanda e la risposta, la proposta e la sua accettazione

Zygmunt Bauman

Il tempo che trascorre non è mai tanto breve da consentire, a chi ha chiesto e a chi ha risposto, di restare nel momento in cui giunge la risposta, le stesse persone che erano nel momento esatto in cui era stata fatta la domanda. Come afferma Franz Rosenzweig, «la risposta viene inevitabilmente data da una persona diversa da quella che ha ricevuto la domanda, e viene data a una persona che è cambiata rispetto a com’era quando l’aveva posta. È impossibile sapere quanto profondo sia stato il cambiamento». Porre la domanda, attendere una risposta, sentirsi porre una domanda, pensare prima di rispondere, sono le cose che hanno provocato il cambiamento.

Entrambi i partner sapevano che il cambiamento stava giungendo e per entrambi è giunto bene accetto. Si sono tuffati a pesce in acque sconosciute; la chance di aprirsi all’avventura dell’ignoto e dell’imprevedibile è stata la maggiore seduzione dell’amore. «Il primo allentamento di tensione nell’incantato gioco dell’amore giunge di norma quando i due amanti si chiamano col nome di battesimo. Tale atto rappresenta una promessa solitaria che gli ieri dei due individui verranno incorporati nel loro oggi». E – permettetemi di aggiungere – la disponibilità a incorporare i loro domani comuni nei loro oggi semi-comuni, semi-distinti, individuali. Il domani che segue tale fusione sarà – dovrà essere – diverso da oggi, così come è diverso dagli ieri. Giovanni sarà Giovanni e Laura, Laura sarà Laura e Giovanni.

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Questo è esattamente ciò che fa l’amore: strappare un altro da «tutto il mondo» e attraverso tale atto riforgiare ‘un’ altro nel «qualcuno ben definito», qualcuno dotato di bocca cosicché lo si possa ascoltare, qualcuno con cui conversare cosicché possa accadere qualcosa.

E cosa dev’essere questo ‘qualcosa? Amore significa lasciare la risposta in sospeso, o astenersi dal porre la domanda. Trasformare un altro nel qualcuno definito significa rendere il futuro indefinito. Significa accettare l’indefinitezza del futuro.

Zygmunt Bauman, Amore liquido Laterza, 2020- pag. 28

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Facendo terapia di coppia, mi sono sempre chiesto, senza trovare una risposta giustificabile, perché mai alcune coppie sono stabili e funzionali nelle loro relazioni, e altre, forse le più, invece patologiche nel loro essere in relazione. Né sono esaustive le risposte teoriche dei maestri della psicoterapia di coppia.

Rimane sempre un dubbio soggettivo che l’incontro di coppia è fortuito nel bene e nel male. Perché nel mio caso ho vissuto una esperienza matrimoniale infelice e una seconda felice, pensando ingenuamente che io sono sempre me stesso, e che il fallimento o la riuscita dell’essere coppia dipenda dall’altro con cui ci si incontra. Ora l’unica certezza che ho e che mi sono dato, è perchè ho conosciuto e sperimentato l’amore.

L’amore per nascere e crescere deve essere libero e senza legami e condizioni che lo possano limitare.

Ma la pagina di Bauman contiene forse un’altra verità a cui non si pensa: fra la domanda e la risposta deve passare un tempo, non si sa se poco o lungo, ma tanto per cui chi chiede e chi risponde si rendano conto di essere due persone diverse da quella che ha fatto la domanda e da chi ha dato la risposta.

Il colpo di fulmine illude il cuore e la mente di Laura che chiede e di Giovanni che risponde. I due che si incontrano saranno e dovranno essere due persone diverse, perché è l’incontro di due mondi diversi, proiettati in un altro mondo ancora più diverso da quello conosciuto da ognuno dei due. Il Giovanni che chiede, dopo la risposta sarà un altro, un Giovanni-Laura e così e per Laura-Giovanni. L’incontro con l’amore è una sfida al pensiero diffuso e consolidato che ognuno di noi è sempre lo stesso, tanto da far dire: ”Ormai ti conosco, ormai so quello che pensi, o che farai”. Questo è lo stereotipo che blocca l’amore e la vita.

La verità è che noi cambiamo nel tempo e nella storia, che non scriviamo sempre la stessa storia, per cui più saggio sarebbe aspettarsi sempre il nuovo sconosciuto che cresce e che sarà nell’uno e nell’altra, se c’è conoscenza e libertà. Il nostro sforzo relazionale è quello di conoscere e definire l’altro da me e per me nel : “Chi sei tu per me” sapendo che non sarà mai un tu e un io definito per sempre, ma sempre un conoscibile. Ognuno di noi è sconosciuto a se stesso, tanto più sconosciuto all’altro, nonostante il bisogno di mettere confini. “Trasformare un altro nel qualcuno definito significa rendere il futuro indefinito”, perché il futuro della storia in quanto tale sarà inconoscibile. Possiamo solo spostare i confini della conoscenza del chi sono io e del chi sei tu sempre più in avanti, ma senza mai dire di essere arrivati alla fine. Rimane sempre il futuro inconoscibile del mio essere figlio, padre, marito, nonno.

Questa potrebbe essere una ipotesi del perché dei fallimenti di coppia e dei conflitti di coppia: il trovarsi dopo un certo tempo indefinito fra sconosciuti con la pretesa di cambiare l’altro.