Che cosa strana è il mondo 20 – – – – – Un lungo Sogno

UN LUNGO SOGNO

 

In democrazia, il primo arrivato ha il diritto di mettersi al bancone del Café du Commerce e di commentare le attività del governo al potere e dell’opposizione. Questo libro è una specie di Café du Commerce della cosmologia e della storia del mondo. L’ autore si è preso il ruolo dell’anima bella, di Garo, il babbeo sempre stupito di La Fontaine, del Candide di Voltaire: è mosso dallo stupore e dall’ammirazione. Lo spettacolo del mondo lo sorprende, lo incanta e lo riempie di un’allegria terrorizzante.

La storia del mondo, da sola, è già una specie di sogno. Il racconto degli sforzi degli uomini per tentare di capire questa storia è un altro sogno. Le ipotesi che ora si susseguono sono un sogno su un sogno. Come l’universo stesso, come la vita di ognuno di noi, questo libro è un lungo sogno.

 

DIETRO IL MURO

 

Dopo il successo dell’ipotesi del Big Bang, una domanda si pone con insistenza: dietro il muro di Planck, cosa c’è?

Se il Big Bang ha creato il tempo come ha creato lo spazio, la parola «prima» non ha più senso al di là del muro di Planck – o al di qua, se si preferisce – perché da quel lato del muro il tempo non esiste ancora: secondo le leggi del nostro mondo non c’è niente. Nemmeno quel vuoto che suppone lo spazio.

Niente? È difficile credere che il nostro tutto sia sorto dal niente, che le galassie che fuggono, il nostro sistema solare che gira da così tanto tempo, la Bibbia, l’lliade, l’ Odissea, la nascita di Buddha, le conquiste di Alessandro, la Grande Muraglia di Tsin Che Houang- Ti, l’impero romano, la crocifissione di Gesù Cristo, il Corano, gli splendori di Bagdad, le crociate, la caduta di Costantinopoli, l’invenzione della stampa, i Gran Mogol in India, la Rivoluzione Francese e le righe che leggete siano sorti dal niente. Occorre piuttosto immaginare che, dall’altra parte del muro di Planck, «prima» della particolarità del Big Bang, ci sia qualcos’altro. Qualcos’altro di cui, naturalmente,è impossibile parlare.

Dopo Platone e Aristotele, il più grande nome della storia della filosofia, l’autore di un rovesciamento metafisico che si ispira alla rivoluzione iniziata da Copernico nel campo della cosmologia, è Immanuel Kant. Ciò che stabilisce Kant nella sua celebre – e difficile – Critica della ragion pura, è che lo spazio e il tempo sono, per gli uomini, le condizioni necessarie e universali di ogni esperienza e di ogni sapere. Al di fuori dello spazio e del tempo, e per opposizione ai fenomeni – cioè ciò che ci appare – Kant riconosce l’esistenza di una realtà profonda e inaccessibile che chiama la cosa in sé. L’accesso alle cose in sé ci è rigorosamente proibito: sono per noi una specie di x misteriosa, un interrogativo, un’angoscia, un’incognita – ma un’incognita indispensabile, perché senza di lei non ci sarebbe niente.

Ciò che c’è dietro il muro di Planck è un’ altra cosa rispetto a tutto quello che possiamo immaginare o anche concepire – forse una realtà di un’ altra natura e di un altro ordine, più o meno comparabile alla cosa in sé di Kant.

 

 

DIO

 

Dietro il muro di Planck, la nostra logica non arriva più.

Da sola, la matematica può ancora pensare che il potere dei numeri non si fermi ai confini dello spazio e del tempo. Ma nessuna verifica sperimentale può essere né intrapresa né pensata. Dall’ altra parte del muro, la famosa definizione della matematica è più invitante che mai: «Una scienza in cui nessuno sa mai di cosa si parla né se ciò che si dice è vero».

Il Big Bang e il muro di Planck segnano il limite tra il campo dei fenomeni e della sperimentazione che ci è familiare e una no man’s land sconosciuta di cui non possiamo sapere niente e che forse non esiste nemmeno. I nostri sensi non vi hanno accesso. Le nostre leggi non funzionano più. Così ben adattata al mondo che ci circonda, l’intelligenza umana non può concepirla. È il regno della fantasia, del romanzo non scritto, della poesia senza parole. E il regno della speranza. È il regno della fede. Ognuno può metterci quello che vuole. E anche rifiutarla e non vederci che un’illusione, una mistihcazione, un’impostura.

È quella notte oscura che gli uomini chiamano Dio.

Jean d’Ormesson – Che cosa strana è il mondo – Edizioni Clichy 2015