“E quando stai solo, resti nessuno” – – – – Luigi Pirandello

“E quando stai solo, resti nessuno”

“C’è una maschera…

C’è una maschera per la famiglia,

una per la società,

una per il lavoro.

E quando stai solo, resti nessuno.

Luigi Pirandello in Uno, nessuno e centomila

 

“E quando stai solo, resti nessuno?”

Resti solo con i brandelli di mille personalità,

incomincia il cammino di lasciare le maschere,

guardarsi allo specchio, per ritrovare il vero Sè.

Un viaggio dentro se stessi, cercando di andare

oltre alle barriere costruite dalla cultura, dai tabù,

dai vincoli della società in cui siamo immersi”.

Daniela Barbacovi

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Commento

Ma, quando uno resta solo e diventa nessuno? Quando, secondo Pirandello, uno non ha più un ruolo familiare, una attività lavorativa, una funzione sociale. Quando non è più un “essere qualcuno” necessariamente visibile e riconoscibile dagli altri dalla maschera che indossa. Quando la visibilità sparisce e si vive ritirati nel proprio orto, nel silenzio, si perde l’identità, si entra in una zona buia, si diventa nessuno, solo perché non è più riconoscibile da una maschera:

«Mi sono vergognato di me stesso quando ho capito

che la vita è una festa in maschera,

e ho partecipato con la mia vera faccia».

Franz Kafka

Può esserci vita, esistenza, identità, senza maschera?

E’ possibile il desiderio di Daniela di andare oltre per ritrovare il proprio vero Sé? E qual è il nostro Sé perduto, da quando perduto, da dove partire per ritrovarlo? Impresa quasi impossibile, perchè non tutto di noi potrà essere conosciuto. Non sappiamo del tutto con che fili è stato tessuto il nostro presente e chi l’ha intrecciato. E c’è soprattutto un presente infantile dimenticato e di cui non vediamo traccia.

Come conoscerci allora?

Certo, intanto bisognerebbe prendersi il tempo di vedersi allo specchio, di rientrare in Sé, di avere il desiderio di conoscersi. E in un tempo come il nostro supertecnologico, il tempo per sé si riduce di giorno in giorno, l’autoconoscenza è soppiantata da un mondo di informatori umani, di intelligenze artificiali, video, che di fatto riducono la libertà di pensiero, del fermarsi e del chiedersi: dove vado, perché, cosa cerco? E’ il tempo in cui giochiamo con noi stessi la partita della vita che ci rimane.

E’ il tempo del Petrarca:

“Solo e pensoso i più deserti campi

vo mesurando a passi tardi e lenti”.

E’ tempo dell’essere pensosi, del pensare su se stessi, dello scavare in se stessi, del fare deserto in noi, dell’andare avanti con lentezza, del fare i conti che non tornano, del vedersi in uno specchio giocare con noi stessi alla ricerca della nostra identità. Quasi un’ultima sfida di dare un senso alla vita, alla propria vita, che si può fare in solitudine.

Caduta la maschera, ci scopriamo sconosciuti a noi stessi, quasi nessuno, ma con il bisogno di conoscere, di farci domande, specialmente sul nostro passato, sulla nostra storia, su quanto si è depositato in noi, specialmente nell’ infanzia, senza conoscerlo. E su quanto a nostra volta abbiamo depositato sui nostri figli.

E’ un farsi domande e cercare risposte approssimative senza voler essere maestri di noi stessi, né tanto meno cercare finti maestri fiorenti sul mercato.

Ciò non toglie che di fronte al bisogno, si possa scegliere un umile compagno di viaggio, che, se è saggio, non è invadente, appare silenzioso, ma attento, stando tre passi indietro nel nostro andare avanti, perché fare i conti che non tornano, richiede anche un saper vedere e un saper darsi risposte.

Ognuno di noi ha una storia ed è inserito nella storia degli altri familiari, il più delle volte sconosciuta e qualche volta addirittura censurata dall’inconscio.

Allora riscoprire il passato, per quello che si può conoscere, non è solo una operazione conoscitiva, il tempo del passato non è un contenitore di ricordi inerti, come fosse una ricerca archeologica, ma quello di consentire la sua trasformazione in una nuova storia, dando altri significati relazionali.

E’ questo un andare oltre, oltre il già accaduto e saputo, un riacquistare la libertà di poter essere se stessi senza condizionamenti e senza maschere.