IL FILO DEL LABIRINTO
I babilonesi, gli egizi, i cinesi, gli indiani e i greci dopo di loro, si sono fatti un’idea del mondo in cui vivevano. Tutti hanno inventato delle storie inverosimili, spesso simili le une alle altre, in cui favole e visioni si mescolano con genialità, in cui le forze della natura danzano sarabande che riflettono le loro angosce e le loro speranze, in cui dei e dee non smettono di accoppiarsi per generare altri dei e altre dee i cui alberi genealogici riempirebbero pagine intere.
Nel delta del Tigri e dell’Eufrate, Anut, la madre del mondo, giace con Apsu, il dio del mare, per dare alla luce Anu, il dio del cielo; e poi giace con Anu per dare alla luce Ea, il dio della terra, e Sin, il dio della Luna, dai quali uscirono poi, in quest’ ordine o in un altro, Samash, il dio del Sole, Ishtar, la dea dell’amore e della fecondità, Marduk, il signore dell’universo, vincitore di Tiamat, dea del male, che taglia in due pezzi, e le circa seicento altre divinità dei popoli di quella regione.
Più o meno nella stessa epoca, in Egitto, nella valle del Nilo, Atoum, figlio della dea del cielo, Nout, si unisce a Nun, l’acqua primordiale, e, sotto il nome di Rà, dio del Sole venerato dai sacerdoti di Eliopolis, dà origine al ba, l’anima del mondo, e alla folla innumerevole del panteon egizio: Geb, dio della terra; Osiride, dalla doppia natura, dio misterioso della civiltà e del bene, che resuscita dalla morte, una delle cui forme è ìl Nilo; Iside, dea della Luna, sua sorella inseparabile e sua sposa per sempre; Seth, dalla testa di cane, dio della violenza e delle tenebre; Amon, dio dell’aria, sovrano supremo dei sacerdoti di Tebe che lo assimilano a Rà; Anubi, dalla testa di sciacallo, dio della morte e dell’imbalsamazione; Apis, il dio-toro; Hathor, la dea-vacca; Horus, dalla testa di falco; Sebek o Sobek, il dio-coccodrillo; Sekhmet, la dea-leonessa, Thot, il dio dalla testa di ibis, patrono degli scribi e degli scrittori, celebre tra i greci col nome di Ermete Trismegisto; Aton, soprattutto, il disco solare, che, assimilato a sua volta a Rà, vincerà su Amon e si innalzerà, grazie a Amenofis IV, il marito di Nefertiti, divenuto Akhenaton, alla dignità suprema di dio creatore dell’universo e sovrano unico del mondo. E tutti gli altri, che giocano un ruolo in ogni istante nella vita e nella morte degli Egizi e la cui riscoperta, un secolo o due fa, sconvolgerà il mondo del sapere e, oltre agli specialisti, la folla immensa dei curiosi e dei turisti.
In Cina, due millenni prima di Confucio e di Lao- Tzu, il cui celebre Tao Te Ching rende popolare il tao – la via, il principio all’origine della vita, il corso delle cose e la cosmologia dello yin e dello yang, le due forze polari opposte – lo yin: la terra e la Luna, femminili, oscure, umide; lo yang;. il cielo e il Sole, forti, maschili, luminosi, creatori – gli dei e le dee costituiscono una formidabile burocrazia celeste che dirige l’universo.
Dappertutto, in quei tempi, i sacerdoti sono dei sapienti e i sapienti non si distinguono dal sacerdoti. Lo spettacolo del firmamento e il cammino degli astri nella notte portano con sé osservazioni in cui le cifre cominciano a mescolarsi agli intrighi delle dee e degli del. Il sorgere del Sole e della Luna, il movimento dei pianeti, la conoscenza dello zodiaco permettono di notare delle regolarità, di elaborare dei calendari, e anche di prevederele eclissi. Un abbozzo di matematica e dì geometna è necessario alla costruzione delle piramidi nella valle del Nilo, degli ziggurat tra il Tigri e l’Eufrate, dei templi un po’ dappertutto. Ma né la contemplazione del cielo nè la gestione delle cifre permette di liberarsi delle preoccupazioni del mito. Gli astri e i loro percorsi servono soprattutto a indovinare un futuro che dipende solo dagli dei. In quel tempo le menti più forti e i più sapienti sono sottomessi alle potenze infernali o celest. Glii astronomi sono degli astrologhi. Ciò che si legge nel cielo non è l unrverso: è li destino degli imperi e degli uomini.
IL SOGNO DEL VECCHIO
Tutto scorre. La storia va avanti, e ha un senso. Ci saranno uomini a sostenere che la storia non è che rumore e furore e che non ha senso: avranno torto. Altri, al contrario, pretenderanno di conoscere il senso nascosto della storia e tenteranno di imporlo con la violenza e a prezzo di grandi sofferenze: saranno degli impostori. La necessità della storia non apparirà mai se non nel passato. E con una tale forza che niente sembrerà più evidente e forse più prevedibile della storia mentre si fa. Ancora un errore. Ancora un’illusione. La storia è una necessità aleatoria. Il suo futuro mi appartiene. Il suo senso è un mistero. E solo la fine del tempo chiarirà questo mistero.