“Indignatevi” – Se il bestseller è di un partigiano Anais Ginori

Parigi

“Il motivo di base della Resistenza era l’indignazione. Noi veterani dei movimenti di resistenza, noi chiamiamo le nuove generazioni a fare vivere, trasmettere l’eredità della Resistenza e dei suoi ideali. Noi diciamo loro: raccogliete il testimone, indignatevi!”. Appena trenta pagine; un libriccino. Che esce quasi di nascosto, ma passa di mano in mano,  accende discussioni interminabili nelle famiglie e ora anche nel mon­do politico. Perché è di 500 mila copie e dieci edizioni in due mesi che si sta parlando, del regalo di Natale più gettonato quest’anno dai francesi. Indignez-vous! di Stéphane Hessel non è un caso letterario, ma qualcosa che ormai sconfina nel fenomeno sociale.

Nel suo numero speciale sul 2010, Le Monde ha chiesto a sette intellettuali di raccontare un motivo di indignazione ispirandosi al testo di Hessel. Il quotidiano Libération ha dedicato la prima pagina a questo libro e un’indagine per capire cosa c’è dietro l’improvviso entusiasmo dei francesi per un signore di novantatré anni, sconosciuto ai più fino a qualche mese fa. Chi è dunque Stéphane Hessel, ex partigiano nato a Berlino nel,1917 in una famiglia ebraica? Non precisamente un figlio del popolo. Sua madre è stata la pittrice che ha ispirato François Truffaut per il personaggio di  Catherine in Jules e Jim, suo padre traduceva Proust insieme all’amico Walter Benjamin. Ma Hessel è stato partigiano, in clandestinità durante l’ occupazione nazista, a Londra insieme a De GaulIe, poi deportato a Buchhenwald, sfuggito più volte alla morte. Ha partecipato alla stesura della Dichiarazione. universale dei diritti dell’uomo, nominato ambasciatore nel 1981, negli ultimi anni si è schierato coni sans- papiers e poi con i palestinesi. Non ha paura di  evocare concetti come la disobbedienza civile o quella. che chiama” dolce insurrezione” . È convinto che la vecchia socialdemocrazia europea e lo Stato sociale abbiano ancora un futuro .

«La lotta contro le ingiustizie è la mia bussola» racconta HesseI, guardato ora come un nuovo maitre à penser da una gauche in perenne ricerca della propria identità. Intorno alle parole semplici, quasi ovvie, di HesseI, si ritrovano d’accordo dagli ex trotskisti fino ai moderati, ‘giovani e vecchi. Il suo appello all’indignazione ha già valicato le frontiere; «Riceviamo chia­mate da tutto il mondo» dice Jean-Pierre Barou; ex giornalista e fondatore con Sylvie Crossman della piccola casa editrice Indigène Editioris. In Italia sarà pubblicato a febbraio dall’editore Add.   

«Questo libro ‘non è un  programma di governo com­menta Harlem Désir, numero due del Ps – è piuttosto un appello alla riflessione su un pro­getto di società. E ricorda alla sinistra che non deve dimenticarsi di essere, allo stesso tempo, ribelle, umana e ottimista». In realtà, l’appello di Hessel può anche essere letto come un richiamo a un’opposizione  troppo passiva; rassegnata, silenziosa. Ma comunque tutti interpretano questo caso editoriale come un segnale politico, lo legano a un improvviso risveglio delle coscienze. «Se 500 mila copie vi sembrano poche» e lancio della nuova, ennesima ristampa. Qualcosa sta cambiando nella Francia di’ Sarkozy. “

Repubblica  Lunedì 3 gennaio 2011